Chiacchiere


Più Reiwa per tutti

Il 1° Maggio prossimo, nello stesso giorno in cui in Italia e in molti altri paesi del mondo si starà celebrando la festa del lavoro, in Giappone entrerà ufficialmente in vigore la nuova era imperiale, quella del “Reiwa”, cioè dell' “ordine e armonia” che coinciderà con la salita al trono del nuovo imperatore Naruhito

Anche se ci sarebbe da chiedersi su quale impero stia effettivamente regnando l’imperatore del Giappone, non possiamo non sottolineare la portata di tale evento, un passaggio storico già di per sé epocale arricchito da un atto di grandissimo impatto simbolico: per la prima volta si sceglie un termine derivato da un testo giapponese e non cinese, scelta che riveste una volontà politica programmatica ben precisa. Il nuovo corso dunque porrà fine ufficialmente all’era precedente, quella del Heisei, ovvero della "pace raggiunta"; non male la scelta nemmeno in questo caso. Pace, stabilità, ripresa economica dopo Fukushima, Olimpiadi del 2020, ordine e armonia, nuova era imperiale e prosperità. Tanta roba.

Leggo ammirato la notizia sul mio amico sfogliabile che ho già avuto il piacere di presentarvi, e mi auto-proietto, all’interno di una bolla spazio-temporale, sotto un bel ciliegio in fiore ad ammirare l’ascesa al trono del nuovo imperatore e l’inizio della sua era d’oro. Improvvisamente avverto un soffio di vento gelido sul collo. Ho la malaugurata idea di voltarmi a occidente: mi si stampa in faccia la stessa espressione di medusa sullo scudo di Caravaggio. E dire che ero riuscito in qualche modo a trascendere il congresso mondiale delle famiglie di Verona, somatizzato ma metabolizzato l’ennesimo episodio Var, accettato la nuova identità di Gianfelice, un mio vecchio amico, adesso neo-ortaggio iperspaziale (leggete la mia chiacchiera n.0 per approfondimenti se ne avete voglia), sceso a patti con la scomoda e imbarazzante presenza di una terrapiattista rea confessa fra le mie amicizie.

Se il punto di inflessione in cui si incontra l’intera comunità occidentale è indubbiamente ideologico e culturale più che economico (anche se nel dettaglio le vite e le storie concrete di molti sembrano dire il contrario), la vera ragione del collasso a mio avviso è di natura prospettica, quella in cui l’angolazione da cui si scruta il futuro spaventa e lo spiraglio di luce da cui si intuisce il presente è gioco forza obnubilato da paure invisibili, solitudini rancorose e consumo di oppiacei in escalation. Mi chiedo, se fossimo in una situazione socioculturale analoga e dovessimo inaugurare la nostra nuova era occidentale il prossimo 1° maggio, quale nome potremmo mai darle. “Spread”? “Ansiolin”? Un termine composto che comprenda almeno la parola “Insta”?

I due caratteri che formano il termine Reiwa letteralmente indicano “la nascita di una civilizzazione in cui regna un’armonia tra gli esseri, una primavera [...] che straborda di speranza”. Se questo mare esondante di buoni auspici strabordasse davvero e lasciasse qualche pesce spiaggiato sulle nostre rive occidentali, le promettiamo Imperatore che sapremmo prendercene cura più e meglio di quanto facevamo con i vostri Tamagotchi. Più Reiwa per tutti, per cortesia. E mille grazie.

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In questo numero hanno scritto:

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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