Musica in parole


Rach 3

Lo chiamano tutti così, Rach 3, il famoso concerto del film Shine (1996) che racconta, romanzandola un po’, la storia vera del pianista australiano David Helfgott, ossessionato dal padre, dal successo e preda delle sue fragilità.

Coprotagonista del film è il concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in re minore op. 30 di Rachmaninov, che il pianista studia senza respiro per un concorso: ne affronta con caparbietà la titanica difficoltà tecnica e la grandezza musicale ma rimane schiacciato dallo sforzo e dalla pressione della competizione, compromettendo la sua già delicata salute mentale.

In parte la “colpa” fu il volersi misurare con Sergej Rachmaninov che componeva per se stesso, per il pianista che era: mani enormi, tecnica prodigiosa, acuta sensibilità artistica.

Il musicista russo era già famoso soprattutto per il suo secondo concerto per piano e orchestra quando scrisse il terzo nel 1909, a ridosso della sua prima tournée in America. Il Maestro studiò la parte pianistica durante il viaggio, su una tastiera muta, l’unico surrogato di pianoforte possibile sulla nave verso gli States. Il tour fu grandioso e a New York il Rach 3 fu diretto da Gustav Mahler.

Un biglietto da visita che a Rachmaninov valse una grande eco in Russia dove non vedeva l’ora di rientrare, anche per godersi in patria il trionfo americano; non sapeva che di lì a pochi anni avrebbe lasciato definitivamente la sua casa natale per rifugiarsi negli Stati Uniti.

A fine 1917 partì con la famiglia per una tournée europea dalla quale già meditava di non tornare. Non gli piaceva un granché l’America ma neanche la nascente Unione Sovietica che si sentì costretto a lasciare. Arrivò negli States nel 1918 e vi trovò affermazione, denaro e anche sincero affetto ma la nostalgia di casa non lo lasciò mai. Pare ripetesse: “Partendo dal mio Paese ho perduto me stesso”. Una ferita che rimase aperta.

“Shine” fu un gran successo (un Oscar e tanti altri premi) e fece del bene a Helfgott, il pianista ispiratore della storia il quale, riemerso da anni di ospedali psichiatrici, rivide la luce nella carriera e poi notorietà mondiale grazie a quel film e alla musica di Rachmaninov (sue le registrazioni utilizzate nel film).

Ebbe un notevole impulso anche la fama del compositore russo la cui musica acquistò nuovi fan grazie a quel Rach 3 scoperto al cinema dal grande pubblico che se ne innamorò.

Il primo tema “si è scritto da solo” ebbe a dire l’autore sottolineando il carattere di sommessa conversazione che il pianoforte ha con l’orchestra in apertura, prima che la partitura imponga allo strumento di mostrarsi e dominare la scena.

Come vien detto nel film, per eseguirlo le mani devono essere “due giganti, ognuna con dieci dita”. Qui un minuto del finale del concerto (Vladimir Horowitz) e qui l’inizio, in una clip del film.

Ultima nota: il 2023 è l’anno di Rachmaninov (1873-1943) perché il primo aprile si festeggiano i 150 anni dalla nascita, dopo aver ricordato gli 80 dalla morte a fine marzo.


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