I rischi dell’automobile definita dal software
Tre settimane fa abbiamo parlato dell’automobile definita dal software, ossia il veicolo in grado di operare, ripararsi, e ricevere nuove funzionalità attraverso il software via internet.
Tre settimane fa abbiamo parlato dell’automobile definita dal software, ossia il veicolo in grado di operare, ripararsi, e ricevere nuove funzionalità attraverso il software via internet.
L’investitore che esamina un’azienda digitale, novella o matura che sia, cerca di capire tre cose fondamentali. Se la tecnologia è funzionante ed affidabile non ci son problemi, se alcuni componenti sono ancora in fase di ricerca o di ingegneria della performance, meglio aspettare.
L’auto
elettrica è più semplice di quelle a combustione, e molto più economica da
produrre. Se non ci fossero incentivi fiscali a drogare il mercato, con sconti
che servono solo ad impoverire i contribuenti e tenere a galla aziende che non
meritano, perché han mancato di investire in innovazione e sviluppo prodotto,
l’automobilista ne guadagnerebbe.
Ora che le fabbriche Tesla producono a manetta negli USA, in Germania ed in Cina, la diffusione delle auto elettriche passa da pochi ricchi early adopters alle aziende di noleggio, che ne comprano 100.000 alla volta.
Elon Musk sta pubblicando una serie di segreti di Twitter, spiegando il meccanismo dello shadow banning, ovvero la censura digitale che la direzione precedente applicava su personaggi e storie scomode ai loro amici woke e Dem di Washington.
In questa rubrica abbiamo già parlato di cyborg, in ambito medico: quando ad un paziente si vanno ad inserire protesi, organi artificiali o chip nel cervello per recuperare funzionalità perse a cause di patologie o incidenti, abbiamo il cyborg.
Nutro profonda ammirazione per gli economisti, che devono districarsi tra molte variabili per modellare il funzionamento e capire dove va la nostra economia, e spesso producono risultati curiosi. Tra questi, il fatto che le tecnologie digitali non aumentano la produttività, resta uno dei misteri più avvincenti.
Ragazzino di prima superiore pensa male di disegnare svastiche sul sedile del water nel bagno gender neutral della scuola. Appena esce, un insegnante entra e capisce subito malfatto e colpevole, non ci son dubbi. Il giorno dopo tutti i genitori ed allievi ricevono una mail drammatica dal Preside, che parla del tragico affronto alla comunità ebraica e della necessità di fare ammenda, come comunità scolastica, in modo che non ci siano dubbi su inclusività e rispetto di tutti nei confronti di tutti.
Anche su The Economist avete letto dei progressi robotici nell’imitare sempre meglio sembianze, sguardi e comportamenti basilari dell’uomo, come vi avevo anticipato qui su Zafferano un mese fa: adesso proviamo ad immaginare il futuro.
Dopo aver analizzato posizione e direzione di Facebook e Twitter la settimana scorsa, diamo un occhio ad altre piattaforme che nel passato hanno illuso tantissimi consumatori ed investitori, che oggi cominciano a svegliarsi.