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Spremuta di Camei

I DIOSCURI AZZOPPATI

FINALMENTE UNA BUONA NOTIZIA: PRESTO TORNERA’ L’ALTERNANZA DESTRA-SINISTRA

IL CAMEO
TUTTI STAKEHOLDER AL FORUM DI DAVOS

I DIOSCURI AZZOPPATI

Due notazioni:

1 Sabato 25 gennaio esce sul mio Blog, ripreso da alcuni giornali, il Cameo (Liquidati Giuseppi e Movimento 5 stelle tornerà l’alternanza fra destra e sinistra). Nel pezzo, premetto per l’ennesima volta che sono personalmente indifferente al risultato, mi limito a osservare che queste elezioni certificheranno la fine dei pentastellati e del loro imbarazzante Premier. Ipotizzo la fusione per incorporazione del M5S nel PD, quindi un ritorno alla sana alternanza fra Destra e Sinistra.

2 Domenica 26, alle 20,42, tre ore prima della prima proiezione, scrivo un tweet: “Exit poll, proiezioni, dati finali non interessano, conta solo lo spread: su o giù? Buonanotte a tutti”. E me ne vado a dormire. Alle 4 mi sveglio, apro Twitter e ho una (sola) sorpresa: la Juve ha perso a Napoli.

La settimana scorsa Luigi Di Maio aveva dato le dimissioni da capo politico del M5S, dicendoci che dovevamo considerarle irrevocabili. Gli elettori dell’Emilia Romagna e della Calabria nel buio dell’urna si sono subito associati con lui, riducendo le percentuali del M5S a quelle di + Europa. Di Maio si è però tenuto la Farnesina: una furbata per essere licenziato una seconda volta e avere qualche contropartita. In due anni la sua parabola si è chiusa. Prima ha portato il M5S al 33% poi lo ha riconsegnato a Vito Crimi, sulla carta, al 15%. In realtà, se il M5S fosse quotato in borsa (tranquilli, un giorno avverrà anche questo, il modello del Ceo capitalism lo prevede) il titolo sarebbe sospeso. Il M5S nel corso del 2018-19 ha donato metà dei suoi voti alla Lega e l’altra metà li apporterà al PD attraverso una fusione per incorporazione.

Così siamo tornati bipolari, per cui, indipendentemente dal modello elettorale, ci sarà la governabilità.

Anche il destino dell’altro dioscuro, Matteo Salvini, si completerà presto. Ha sbagliato a premere un campanello in un quartiere trasandato di Bologna e ha pagato pegno. Chissà se avrà finalmente capito che la mitica “Bestia” è invecchiata. I modelli di management e di comunicazione devono essere continuamente tarati al mutare degli scenari, ai territori, ai concorrenti (ha persino sottovalutato le “sardine”). La Bestia non era culturalmente attrezzata per declinare il mondo attuale. Studiatevi come funziona il modello economico, politico, culturale del Ceo capitalism dominante e solo allora potrete disegnare strategie politiche di contrasto. Presto, Grantorino Libri ci pubblicherà un saggio.

Per esempio, la politica ha le stigmate del processo penale permanente, dove, attraverso i politici, si processano le stagioni politiche, il non fatto, persino le gaffe. Poi, trent’anni dopo ci si pente, e allora si fanno film o si scrivono libri per fingere di dissociarsi dalla Storia che loro stessi avevano costruito e i magistrati normalizzato.

Così, dopo Di Maio, ora tocca al secondo dioscuro, Salvini, a pagare pegno. In Senato il 17 febbraio PD e M5S lo “impacchetteranno” consegnandolo al Tribunale dei Ministri. Da quel momento, lui è un “pacco”, mosse e tempi li detteranno i magistrati. Silvio Berlusconi è stato “pacco” per diversi lustri, potrà spiegargli come funziona il giochino. Sono curioso di capire quale strategia di difesa sceglierà Salvini.

Come Nonno mi permetto un consiglio secco. Caro Di Maio, accetti una Vice Presidenza di uno degli infiniti enti dello Stato e scompaia dai media per un lustro. Caro Salvini, dichiari di rinunciare alla leadership del centro destra (Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti sono pronti) e si tenga stretta la segreteria della Lega. Quando leggerà il saggio di Grantorino Libro lo capirà. Auguri.


FINALMENTE UNA BUONA NOTIZIA: PRESTO TORNERA’ L’ALTERNANZA DESTRA-SINISTRA

Immedesimandomi nel Donald Trump che c’è in ciascun di noi, ho scritto un tweet sulle elezioni in Emilia-Romagna: “Come apòta sono indifferente al risultato. Mi auguro che chi vincerà lo faccia con eleganza, e chi perderà lo faccia con dignità. Stante il livello culturale dei due candidati sono certo che finirà così”. Tweet scritto d’impeto, perché molti lettori volevano, sollecitandomi con comunicazioni private, che mi esprimessi (in realtà, volevano che mi schierassi), come succede a ogni elezione. Grazie no, sono e resto apòta.

Il mio era un tweet sincero, destinato a persone perbene. Eppure, mi hanno fatto notare i competenti del web: con poco più di 5.000 follower (un nulla rispetto ai numeri delle grandi firme del giornalismo) dopo dieci ore di esposizione in bacheca il mio tweet ha avuto appena 18 “mi piace”, nessuno che l’abbia rituittato. Un flop.

Come analista mi faccio una domanda eccentrica rispetto al mainstream: ciò che sta succedendo in Cina avrà un impatto sulle elezioni in Emilia-Romagna?

Forse no, visto che manca troppo poco all’apertura dei seggi, anche se sempre più persone decidono se e come votare solo all’ultimo giorno, alcuni (come me) addirittura nel tragitto da casa al seggio. Il messaggio che arriva dalla Cina, trattandosi di una potenziale pandemia per ora sotto controllo, è una comunicazione a diffusione istantanea e capillare (nel nostro DNA la peste medioevale è ancora presente). In particolare, dalla Cina sono arrivati due messaggi molto forti, basati sulla modalità della execution, che è poi quello che interessa ai cittadini in casi come questo.

Xi Jinping ha preso due decisioni fulminanti:

1 Cordone sanitario intorno a 13 metropoli, trasformate in 13 mega Zoo, per una quarantina di milioni di abitanti ivi rinchiusi. Questi ricevono direttive via smartphone ma restano circondati dall’esercito.

2 Nella città di Wuhan immediata costruzione di un ospedale da 1000 posti letto in “dieci giorni dieci”. C’è stato un precedente, nel 2003 a Pechino ne fu costruito uno in “sette giorni sette”. Significa che, come ogni feroce dittatura che si rispetti, Xi Jinping ha un piano “B” per ogni evenienza, non solo politica (ovvio) ma pure naturale.

Se gli elettori emiliani-romagnoli, prima di entrare nella cabina, acquisissero queste due informazioni dalla Cina, proiettandole sui loro problemi, potrebbero chiedersi: abbiamo bisogno di un uomo forte? Se sì, è più “forte” Stefano Bonaccini o Lucia Borgonzoni (dietro la quale si staglia in filigrana il volto del suo mentore)?

Personalmente ritengo che i risultati di queste due elezioni, così come di quelle che seguiranno nel 2020, non saranno dirimenti. Soprattutto non c’è alcuna necessità dell’uomo forte. Non abbiamo bisogno dell’arrivo di nessuno, devono semplicemente andarsene quelli al potere da trent’anni, e i loro cari. Il vero problema oggi è il degrado dei partiti, delle leadership, delle élite del Paese, ormai al capolinea. Tanto più questi continueranno a deteriorarsi, tanto più i processi decisionali si raggomitoleranno, e tanto più i problemi saranno costretti a prendere la strada del Colle. E non è giusto, il Presidente deve rimanere un arbitro, come ha sempre dichiarato e fatto.

Come previsto i nodi stanno via via arrivando tutti al pettine, e proprio per questo come apòta, per quel che vale (nulla), sono ottimista. Appena liquidato il comico e le sue spalle e il politicamente imbarazzante premier (fusione per incorporazione nel PD) torneremo alla sana alternanza Destra-Sinistra, con l’aristocrazia del Ceo capitalism finalmente a cuccia nella Città Proibita. Chissà perché mi è venuto in mente Pablo Picasso:

“Quando non ho più blu, metto del rosso”.


IL CAMEO
TUTTI STAKEHOLDER AL FORUM DI DAVOS

Il Forum di Davos è il classico salotto ove dei birbanti fingono per tre giorni all’anno, con discorsi alati, di essere normali. Per arrivarci hanno usato i più rapidi (e devastanti in termini di CO2) mezzi di locomozione, come i Gulfstream, gli elicotteri, le limousine. Solo all’ultima curva, prima che appaia l’hotel, sono saliti su una slitta trainata da un ecologico cavallo per fare le foto ufficiali.

Alla conferenza anche Greta Thunberg. Purtroppo ha dovuto prendere atto che i grandi della terra la invitano sì a parlare alle tribune più prestigiose, le mostrano comprensione, incassano in silenzio le sue sferzate ma quando si tratta di passare all’execution se ne fanno un baffo. Spero che cominci a capire di che pasta sono fatti costoro, e non ha ancora conosciuto gli asiatici, quelli che mangiano serpenti, che a loro volta si cibano di pipistrelli.

Dopo la celebre enciclica, se ne sta accorgendo anche Papa Francesco. L’accademico Luigino Bruni, da lui scelto per coordinare il Comitato scientifico di Assisi “The Economy of Francesco” in programma a fine marzo, lo esplicita: “Penserete mica che questi CEO si commuovano perché vedono un pinguino morire, un ghiacciaio sciogliersi, l’Australia che brucia? Questi hanno trimestrali da rispettare e se non lo fanno li licenziano …”. E allora addio alle stock option e alla bella vita. In effetti la realtà è questa, le piazze piene di giovani ecologisti sono banali flash sparati in un caveau illuminato.

Quest’anno, a parte i Big e i loro Assistenti, a Davos c’erano oltre 3.000 signori (poche signore) che rappresentavano l’establishment bancario, industriale, accademico, mediatico del mondo che conta. Per esserci (e dire un giorno ai nipoti “io c’ero”) hanno dovuto pagare una cifra più simile a una tangente petrolifera che a un ticket per un convegno.

Il menu di quest’anno ha un titolo pomposo “Stakeholders for a Cohesive and Sustainable World”. Chi sa leggere tra le righe capisce subito che “Stakeholder” è temine appiccicato. Lo si capisce leggendo i due menu operativi delle varie giornate, uno per i leader, uno per gli assistenti. Il catering intellettuale dei menu è fornito dal solito Ente finto superpartes, il Global Risk Report 2020. Alla sua stesura, mi dicono, hanno partecipato 750 esperti e “decision maker globali” (non ho ben capito cosa facciano, ma devono essere importanti).

Ecco le cinque portate del menu dei Leader: 1 Fallimento delle misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. 2 Armi di distruzione di massa. 3 Perdita importante della biodiversità e collasso dell’ecosistema. 4 Eventi meteorologici estremi. 5 Crisi idrica.
Ecco le cinque portate del menu degli Assistenti: 1 Conflitti economici. 2 Polarizzazioni politiche nazionali. 3 Ondate di caldo estremo. 4 Distruzione degli ecosistemi di risorse naturali. 5 Attacchi informatici alle infrastrutture.
Commento? Chiacchiere in purezza.

Dopo aver letto il titolo del Convegno e questi menu, soprattutto l’uso della parola fino a ieri proibita “Stakeholder” (il cui significato vero è umanità) sono rimasto senza parole. Possibile che questi leader, i cui atti conosco e studio da una vita, abbiano pensato a noi umanità, al futuro dei nostri figli e nipoti, alle minacce che paventa Greta? Mi chiedo: Davos non sarà mica una grande sceneggiata per tacitarci nel breve e gabbarci nel lungo?

Come finirà? Appena tornati a casa sostituiranno Shareholder a Stakeholder. A questo punto, lascio Davos e corro a Rimini a festeggiare i cent’anni di Federico Fellini. L’uomo che in anticipo ha raccontato questo mondo, denudandolo, e lo stato di totale (con)fusione fra realtà e incubi (mascherati da sogni) nel quale ci vogliono tutti fellinianamente immersi per farsi i fatti loro.

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