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Tra i due litiganti

Mentre Biden fatica a raccogliere consensi ma si riempie le casse di finanziamenti, Trump è in difficoltà con la giustizia e col mantenere l’immagine di vincente che tanto ha funzionato in passato. I due vecchi si insultano a piè sospinto, litigano su tutto, mentre Robert F. Kennedy Jnr. (RFK) continua a far breccia nell’elettorato. Indipendente rispetto ai due partiti, riceve attacchi e specialmente censura da entrambe i litiganti, ma visto che quelli si accapigliano tra loro, lui ne esce bene.

Quasi ripudiato dalla sua famiglia da sempre ultra Democratica, RFK è alla ribalta delle cronache da qualche anno, specialmente per la posizione scettica sui vaccini Covid che oggi gli torna molto utile. L’essere indipendente, il coraggio di dire quello che tanti sospettano ma non osano, e la condanna dei suoi famigliari VIP, lo rende molto credibile. Come Trump ha capito che la gente s’è stancata delle lobby e del Deep State, e copia l’ex Presidente anche nell’approccio ai conflitti internazionali: predica l’importanza di mettersi nei panni dell’avversario e spegnere quanto prima i missili.

Con un padre ed uno zio come i suoi, essenzialmente la famiglia reale americana degli anni 50 e 60, riesce a convincere molti sul fatto che sia portatore dei valori tradizionali della democrazia americana. Come tutti, gli americani tendono ad avere un ricordo positivo dei presidenti passati, e nel caso dei Kennedy parliamo di idoli. Restando in famiglia, suo figlio è andato volontario a combattere in Ucraina, e lui ne loda il coraggio ma allo stesso tempo denuncia la provocazione americana come concausa dell’invasione. Mentre molti senatori festeggiano il miglior ritorno sull’investimento possibile, essendo riusciti a piegare la Russia senza un morto e con meno del 3% del nostro budget della difesa, RFK è concentrato sull’immoralità di questa strategia, e su fatto che la pagheremo.

Da bravo rampollo della quasi famiglia reale, ha dato scandalo per anni finendo in zuffe da ragazzo, in prigione per droga, in clinica per l’alcolismo, ed ora appare a tutti come il redento: un mito per gli americani. In generale, da queste parti la figura di chi si riscatta dalla rovina e torna sulla retta via, chi si rialza da qualsiasi sciagura abbia commesso, è eroica. Capite che quando lui denuncia Biden ed i Democratici di essere corrotti, lui che viene dalle fondamenta di quel partito, è estremamente credibile. Ora si è preso Nicole Shanahan come candidata Vicepresidente, ricchissima ex-moglie del fondatore di Google, lei è in grado di raccogliere i consensi ed i fondi di tutti quei CEO con la Felpa tendenzialmente democratici, che non possono immaginare di appoggiare Biden ancora una volta.

In questo istante raccoglie il 12% dei consensi americani, ben lontano dai due litiganti abbarbicati sui loro partiti, ma quelli sono i voti che potrebbero dare la vittoria all’uno, o all’altro. Da bravo venditore, Trump parla bene di RFK, arrivando a dire che se fosse democratico lo voterebbe, mentre Biden continua imperterrito a non parlarne, censurarlo, farlo passare per una macchietta.

Ricordiamo cosa fece il DNC, il comitato a capo dei Democratici, ai tempi della campagna tra Sanders e Clinton: carte false. Logico aspettarsi quindi che il Deep State delle lobby finanziarie andrà all’attacco di Kennedy, con scandali di ogni genere, tentativi di cancellarne il nome dalle elezioni, accusarlo di tradimento a favore di Trump. È così plateale che anche lui deve tenerlo in conto, e ricorderà a tutti cosa disse il DNC dopo aver ammesso la truffa ai danni di Sanders. Son le elezioni, bellezza.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite